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Santi del 20 Dicembre

Il mio Santo > I Santi di Dicembre

*Santi Abramo e Coren - Confessori (20 dicembre)

sec. V
Etimologia: Abramo = grande padre, dall'ebraico
Abramo e Coren furono discepoli dei Santi vescovi Giuseppe, Isacco e Leonzio, erano sacerdoti armeni ammogliati ed avevano la cura delle anime. Quando nel 450 il re di Persia Iezdegerd II inviò agli Armeni un decreto con cui ordinava di accettare come religione il mazdeismo, il clero e i principi armeni, riunitisi nel sinodo di Artasat, risposero energicamente che preferivano la morte piuttosto che rinnegare la loro fede cristiana. A questo sinodo erano presenti Abramo e Coren.
L'anno seguente (451) il re mandò il suo esercito per imporre con la forza quanto non era riuscito ad ottenere con le minacce; ma il popolo armeno con a capo i suoi principi combattè coraggiosamente, mentre il clero assisteva e incoraggiava i soldati nella dura lotta. La guerra segnò una sconfitta per gli Armeni, dei quali molti guadagnarono la palma del martirio, mentre altri furono fatti prigionieri.
Tra questi ultimi c'erano anche Abramo e Coren, che insieme con i loro maestri Giuseppe, Isacco e Leonzio, furono cacciati in prigione per tre anni nella città di Nisapur, nel nord-est della Persia.
I vescovi furono messi a morte in quanto ritenuti responsabili della ribellione contro il re, mentre ai loro discepoli Abramo e Coren, invitati a rinnegare la loro fede, fu proposta l'adorazione del sole per essere messi in libertà.
Essi rifiutarono, e per questo il giudice Tamsapur ordinò che fossero trascinati per terra e poi di tagliar loro le orecchie, infine li mandò in Mesopotamia ai lavori forzati nelle terre del re. Qui essi si prodigarono aiutando e consolando i prigionieri armeni sopravvissuti alla guerra del 451.
Dopo sette anni di duro lavoro, nel 461, Coren moriva in seguito ad una insolazione confessando la sua fede, mentre Abramo continuò ancora per due anni a sopportare la vita in esilio, finché fu liberato nel 463 e poté ritornare in patria.
Qui, però, visto che il popolo lo onorava come confessore, si ritirò in solitudine per dedicarsi alla vita cenobitica. Dopo tre anni, tuttavia, la fama della sua vita angelica attirò ancor più l'attenzione del popolo, che lo costrinse ad accettare la consacrazione episcopale.
Fu, infatti, Vescovo di Bznunik per qualche anno e morì in fama di santità. La festa dei due Santi confessori si celebra il 20 dicembre.
(Autore: Paolo Ananian - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Abramo e Coren, pregate per noi.

*Beato Alessandro da Verona – Predicatore (20 dicembre)
† 20 dicembre 1486

Il Beato Alessandro da Verona è un predicatore francescano vissuto nel XV Secolo.
Nel "Menologium franciscanum" (1698) di Fortunato Hueber, minore riformato della provincia di Baviera, definisce il Beato Alessandro un "predicatore francescano dalla vita esemplare, che ebbe il
dono di un’altissima contemplazione e il dono dei miracoli"
La tradizione ci dice che de durante le sue preghiere spesso si vedeva elevarsi in alto verso il cielo.
Tra i miracoli compiuti e ricordati, dal Beato Alessandro, si racconta che un infermo fu completamente guarito con un solo e semplice segno di croce.
Morì il 20 dicembre del 1486, data che lui stesso avrebbe predetta e comunicata al suo compagno Giaccherino.
Dopo la sua morte, il Beato Alessandro da Verona, venne sepolto nella chiesa di San Francesco a Pistoia.
I francescani lo festeggiavano e lo ricordavano nel giorno della sua morte, il 20 dicembre.

Autore: Mauro Bonato
Giaculatoria – Beato Alessandro da Verona, pregate per noi.

*San Baiulo e Liberato - Martiri Romani (20 dicembre)

Etimologia: Liberato = significa chiaro
Emblema: Palma
Sul martire Baiulo ci sono problemi di storicità in quanto il nome è sicuramente un errore di interpretazione nel manoscritto originale.
Il martire Liberato è invece autentico, anche se il nome originale suona come Liberale. Molti documenti ricordano il suo dies natalis tra il 20 o 21 dicembre a Roma e sepolto nel cimitero della via Salaria.
Antichi documenti ricordano che la sua tomba era custodita nel sottosuolo della basilica dedicata al martire Giovanni. Non sappiamo come e quando sia morto Liberato: alcuni sostengono che la sua morte sua avvenuta sotto il regno di Claudio il Goto (269-70).
Secondo due antiche iscrizioni apprendiamo che era di nobile famiglia, era console e che durante il suo ufficio fu messo a morte.
Infine che lo stesso Floro, suo carnefice, costruì il suo sepolcro che poi fu distrutto dall’invasione di Alarico (410?) e successivamente restaurato.
La memoria liturgica è il 20 dicembre.
(Autore: Don Marco Grenci – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Baiulo e Liberato, pregate per noi.

*San Domenico di Silos - Abate (20 dicembre)
Sec. VII
Negli anni scorsi i monaci benedettini di San Domenico di Silos - vicino Burgos, in Spagna - sono assurti a notorietà per l'exploit di vendite dei loro cd di gregoriano. A dar lustro, e il nome, al monastero, era stato l'abate Domenico. Nato nell'anno Mille in Navarra, ne era stato cacciato dal re, al quale - già abate - non pagò un ingiusto tributo.
Ferdinando il Grande di Castiglia gli donò l'antica, ma cadente Silos, che riportò a splendore. Si occupò anche di riscattare i cristiani schiavi dei saraceni. Tanto che, dopo la morte (1073), fu accostato al Cid Campeador, liberatore di Spagna. Protegge le partorienti. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nel monastero di Silos nella Castiglia in Spagna, San Domenico, abate, che, dopo aver condotto dapprima vita eremitica, ricostruì questo cenobio quasi in rovina, ristabilendovi la disciplina monastica e la pratica della lode continua a Dio. La terra di Spagna non si gloria soltanto di aver dato i natali a San Domenico di Guzman, il grande fondatore dell'Ordine dei Predicatori, detti anche, da lui, Domenicani.
Altri Santi, con questo nome, hanno onorato la storia spagnola, e oggi avremo il modo di citarne due.
San Domenico detto di Silos nacque prima del Domenico di Guzman, verso il Mille, nella Navarra.
Di umile origine, esercitò dapprima il mestiere di pastore.
Poi entrò in un monastero benedettino, di cui, più tardi, venne eletto Abate, grazie alle sue virtù morali e pastorali. Un giorno, a quel monastero, bussò il Re di Navarra, ma non per ragioni spirituali.
Voleva denari. Il monaco benedettino gli rispose, con umiltà ma anche con risolutezza, che le ricchezze dell'abbazia erano per i poveri e non per i Re. La risposta suscitò l'ira del Sovrano, il quale minacciò di strappare la lingua all'Abate ribelle.
Non riuscì però a strappargli i denari richiesti.
Cacciato dal Regno di Navarra, Domenico si trasferì nel Regno di Castiglia, dove Ferdinando il Grande gli assegnò l'antico monastero di Silos, quasi in rovina. Domenico lo restaurò e ne fece un centro di vita spirituale e sociale. A quel tempo viveva in Spagna l'altro Santo di nome Domenico a cui abbiamo accennato.
Era un eremita, il quale però si era preoccupato dei molti pellegrini iquali, per andare a San Giacomo di Compostella, incontravano un brutto passo sulle rive del fiume Oja.
Per la loro sicurezza, questo secondo San Domenico costruì un ponte e un grande argine a scarpata. É rimasto perciò nella storia con il nome di San Domenico de la Calzada (cioè della scarpata).
San Domenico di Silos lo incoraggiò nella sua opera, confermando che l'attività dei monaci aveva anche grande valore dal punto di vista della vita sociale.
Erano infatti essi che pensavano alle opere di pubblica utilità, quando le autorità civili o non ne sentivano il dovere o non ne avevano i mezzi.
Ma l'opera più bella di San Domenico di Silos fu il riscatto dei cristiani, caduti in mano ai Saraceni e fatti schiavi.
Era uno dei problemi più dolorosi di quel tempo, nella penisola parzialmente occupata dagli Arabi, e quasi tutti i maggiori Santi spagnoli di quel periodo dedicarono molte delle loro energie e dei loro mezzi all'opera dei riscatto dei cristiani schiavi, contro il pagamento di una mercede, o talvolta consegnandosi essi stessi in cambio dei prigionieri.
La popolarità di San Domenico di Silos fu talmente vasta che, dopo la sua morte, il nome dell'Abate fu scritto accanto a quello del Cid Campeador, il liberatore della Spagna dagli infedeli.
Lo invocarono soccorritore e liberatore anche le donne nel parto, e più di una Regina di Spagna chiese di avere accanto, durante il travaglio, il pastorale dell'Abate benedettino, il soccorrevole San Domenico di Silos.
(Fonte: Archivio della Parrocchia)
Giaculatoria - San Domenico di Silos, pregate per noi.

*San Filogonio di Antiochia - Vescovo (20 dicembre)

m. 324
Avvocato che fu eletto vescovo di Antiochia. Insieme a Sant'Alessandro, diede inizio alla lotta contro l'arianesimo. San Giovanni Crisostomo lo glorificò in un famoso panegirico.
Martirologio Romano: Ad Antiochia in Siria, San Filogonio, vescovo, che, avvocato, chiamato da Dio a governare un giorno questa Chiesa, diede inizio insieme al vescovo Sant’Alessandro e ad altri compagni alla lotta per la fede cattolica contro l’arianesimo e pieno di meriti riposò nel Signore; san Giovanni Crisostomo lo celebrò in un famoso encomio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Filogonio di Antiochia, pregate per noi.

*Beato Giovanni de Molina - Mercedario (20 dicembre)

Commendatore del convento mercedario di San Lazzaro in Saragozza (Spagna), il Beato Giovanni de Molina, si distinse per tante virtù.
Famoso per l'austerità della vita, la profezia e la gloria dei miracoli alla sua morte, sulla sua cella rifulse una mirabile luce celeste segno della sua santità.
L'Ordine lo festeggia il 20 dicembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giovanni de Molina, pregate per noi.

*San Liberato (Liberale) - Martire a Roma (20 dicembre)

Martirologio Romano: Sempre a Roma sulla via Salaria antica nel cimitero ad Septem Palumbas, San Liberale, martire, che si dice abbia un tempo ricoperto nel mondo la carica di console.
Proveniente da un elenco del “Martirologio Geronimiano”, il nome di San Liberato martire, fu inserito, anche qui al 20 dicembre, nel “Martirologio Romano” composto nel secolo XVI, dal grande storico cardinale Cesare Baronio.
Nonostante che in tutti i codici è indicato con “in Oriente”, egli è invece un autentico martire di Roma, il suo nome era più propriamente Liberale, in latino Liberalis, tradotto poi erroneamente in Liberatis.
Egli era certamente sepolto nel cimitero di Via Salaria Vecchia, dove riposavano anche i due martiri Giovanni e Festo; gli ‘Itinerari’ del secolo VII, che riportavano per i fedeli pellegrini, le basiliche e catacombe con tombe di martiri, citano San Liberato sepolto nel sottosuolo della basilica, dedicata al martire Giovanni.
Egli era un console, discendente da nobile famiglia, che fattosi cristiano si innamorò di Cristo, rinunziando alla carriera, alla politica, agli agi della nobiltà e seguendo la nuova via dell’amore fraterno e della fede in Dio, venne arrestato e condannato a morte, sotto il regno di Claudio il Gotico (269-270.
Un certo Florio, eresse in onore del martire il mausoleo tombale, con la speranza di ottenere da Dio un giusto premio per la sua venerazione dei santi; in una lapide messa dallo stesso Florio, egli racconta che il sepolcro era stato profanato durante l’invasione di Alarico nel 410 e che lui fedele devoto, l’aveva restaurato. Il nome ha origine latina e significa “liberato dalla schiavitù”, maggiormente venne adottato dal cristianesimo per indicare “liberato dalla schiavitù del peccato o del paganesimo”.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Liberato, pregate per noi.

*San Lorenzo Company - Mercedario (20 dicembre)

El Puig, Spagna, 1415 - 20 dicembre 1479
Nato verso il 1415, in El Puig (Spagna), San Lorenzo Company, fin da piccolo vestì l'abito mercedario.
Ancora molto giovane fu nominato commendatore del convento di Santa Maria degli Angeli in El Puig, per la sua modestia, saggezza e compassione verso gli schiavi fu scelto come redentore.
Nel 1442 assieme al Beato Pietro Bosset mentre ritornavano da una redenzione compiuta a Tunisi in Africa, furono sorpresi da una furiosa tempesta che li riportò a Tunisi ed i pochi superstiti furono ridotti nuovamente in schiavitù compresi loro due stessi.
Trascorsi 15 anni di prigionia durante i quali consolò gli schiavi e li fortificò nella fede, padre Company fu liberato nel 1457 e poté tornare in patria.
Avendo vissuto per 55 anni nell'Ordine con singolare virtù il 23 giugno 1474 fu eletto Maestro Generale.
Famoso per i miracoli morì santamente il 20 dicembre del 1479, il suo corpo fu sepolto nella chiesa di El Puig.
L'Ordine lo festeggia il 20 dicembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Lorenzo Company, pregate per noi.

*Beato Michele (Michal) Piaszczynski - Sacerdote e Martire (20 dicembre)

Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Beati 108 Martiri Polacchi”
Lomza, Polonia, 1 novembre 1885 – Sachsenhausen, Germania, 20 dicembre 1940
Il Beato Michal Piaszczynski, Sacerdote Diocesano Polacco, nacque a Lomza il 1° novembre 1885 e morì a Sachsenhausen, Germania, il 20 dicembre 1940.
Beatificato da Giovanni Paolo II a Varsavia (Polonia) il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi.
Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Sachsenhausen in Germania, Beato Michele Piaszczynski, sacerdote e martire, che, di origine polacca, messo in un carcere straniero a causa della sua fede, pervenne tra i supplizi alla gloria celeste.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Michele (Michal) Piaszczynski, pregate per noi.

*Sant'Ursicino del Giura - Eremita e Fondatore (20 dicembre)

Giura svizzero, † 620 ca.
Ursicino era un monaco irlandese, compagno di San Colombano. Questi, cacciato dalla Gallia nel 610 si diresse in Svizzera con Gallo, Sigisberto, Fromond e, appunto, Ursicino (Ursanne).
Gli ultimi due si spinsero sulle montagne del Giura in cerca di luoghi per la vita eremitica. Si narra che Ursicino abbia proposto di lanciare in aria dalla cima di un monte un bastone per avere dal cielo l’indicazione giusta.
I due si divisero: il bastone di Ursicino finì, infatti, vicino a una grotta nella valle del fiume Doubs. Qui costruì una cappella dedicata a San Pietro e un monastero, alla cui comunità dette la regola di Colombano. Morì intorno al 620. Poi il monastero passò ai benedettini e fu costruita una Collegiata, distrutta nel 1793.
Intorno al monastero sorse Saint Ursanne, paese che giocò un ruolo importante nella storia della diocesi di Basilea. Ursicino è venerato anche a Besançon e Magonza. (Avvenire)
Martirologio Romano: Sul massiccio del Giura presso il fiume Duby in territorio svizzero, Sant’Ursicino, che, discepolo di san Colombano, condusse dapprima vita eremitica in solitudine e poi, scoperto, attirò molti a questo genere di vita.
Il culto di Sant’ Ursicino (in francese Ursanne), eremita nel Giura, è attestato in questa regione svizzera, sin dalla terza parte del secolo VII; infatti già prima del 675 l’abate Germano di Moûtier-Grandval, aveva costruito una chiesa in suo onore presso Grandval.
Inoltre un antico documento, riporta che San Vandregisilo abate († 668), costruì verso il 630 un monastero nel medesimo luogo dove riposava Ursicino.
Il sarcofago del Santo eremita, databile al VII secolo, è sempre venerato nella bella chiesa di S. Ursanne, situata nell’ansa del fiume Doubs, che nasce nel Giura francese e penetra in territorio svizzero per breve tratto, formando la suddetta ansa, sulla cui riva si trova la chiesa.
Per quanto riguarda la vita di Sant' Ursicino, tutto ciò che gli agiografi hanno considerato e diffuso,
proviene da un antico documento, citato per primo dal gesuita Claudio Sudan (1579-1665) nella sua opera “Basilea sacra”, ma che purtroppo non trascrisse alla lettera.
Il documento era una leggenda liturgica in 24 lezioni, che fu composta su disposizione del vescovo Ugo I di Besançon, diocesi a cui apparteneva allora l’eremita Ursicino.
Questa ‘Vita’, andata smarrita, raccontava che Ursicino era un monaco irlandese, compagno di s. Colombano (543-615), l’abate che dall’Irlanda emigrò in Francia e poi in Italia, dove fondò nel 614 il monastero di Bobbio.
Ursicino che aveva seguito insieme ai monaci Gallo, Sigisberto, Fromond, l’abate Colombano nella Gallia di allora, quando nel 610 dovettero lasciare Luxeuil in territorio francese, si divise dal suo maestro diretto in Italia e con Fromond, si spinse sulla catena montuosa del Giura franco-svizzero, in cerca di un luogo adatto per una vita eremitica.
La tradizione racconta che Ursicino, propose al compagno monaco, di lanciare dalla cima di un monte, i loro bastoni in aria, lasciando che il cielo desse così l’indicazione giusta nel punto di ricaduta.
I bastoni caddero in luoghi diversi e i due compagni si divisero, quello di Ursicino cadde vicino ad una grotta, nella valle del fiume Doubs, dove si ritirò in eremitaggio.
In questo luogo costruì una cappella dedicata a S. Pietro e che prenderà il suo nome, S. Ursanne; ben presto la sua fama attirò vari discepoli, per cui Ursicino fondò un monastero per loro, sotto la regola di San Colombano.
Dopo una decina d’anni di esemplare vita eremitica, Sant’Ursicino morì verso il 620; il suo nome lo si ritrova nelle litanie dei santi venerati a Besançon del secolo XI e nel martirologio della stessa diocesi al 20 dicembre.
Il monastero da lui fondato nella valle del Doubs, subì nel tempo vari cambiamenti, passato ai benedettini, nel 1040 era dipendente da quello di Moûtier-Grandval, poi fu assegnato nel 1077 ai vescovi di Basilea; uno di loro vi istituì nel 1119 una collegiata, che durò fino al 1793 quando fu distrutta. Intorno al monastero sorse il paese di Saint Ursanne; è venerato in tutto il Giura del Nord, a Besançon, Magonza, Basilea, le sue immagini lo mostrano con in mano un libro e dei gigli. (Autore:
Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Ursicino del Giura, pregate per noi.

*Beato Vincenzo Romano - Sacerdote (20 dicembre)

Torre del Greco (NA), 3 giugno 1751 - 20 dicembre 1831
Nacque a Torre del Greco (Napoli) il 3 giugno 1751. Fu parroco per 33 anni (dal 1799 al 1831) dell’unica parrocchia della città di allora, la chiesa di Santa Croce oggi basilica pontificia. Studiò nel seminario diocesano di Napoli, ricevendo gli insegnamenti anche di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per 20 anni nella natia Torre del Greco. Il 15 giugno 1794 una terribile eruzione del Vesuvio distrusse quasi completamente la città, compresa la chiesa di Santa Croce, egli subito si dedicò alla difficile opera di ricostruzione materiale e morale sia della città che della chiesa, che volle più grande e più sicura.
Alla ricerca di sempre nuovi metodi per avvicinare i fedeli, introdusse a Torre la cosiddetta “sciabica”, una strategia missionaria tesa ad avvicinare con il crocifisso in mano, capannelli di persone o singoli passanti, improvvisando sul momento una predicazione, salvo poi ad accompagnarli se consenzienti alla più vicina chiesa od oratorio per pregare insieme.
Spesso si fece mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle «coralline» e i marinai che affrontano i rischi e la fatica della pesca del corallo. Morì il 20 dicembre 1831 ed è stato beatificato il 17 novembre 1963. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Torre del Greco presso Napoli, Beato Vincenzo Romano, sacerdote, che, parroco, si dedicò con tutte le forze all’istruzione dei fanciulli e alla cura delle necessità di operai e pescatori. acque a Torre del Greco (NA) il 3 giugno 1751, città marinara posta al centro del Golfo di Napoli, alle falde del Vesuvio, celebre per la sviluppatissima arte del corallo e per il gran numero di addetti alla navigazione.
Parroco per 33 anni (dal 1799 al 1831) dell’unica parrocchia che abbracciava l’intera popolazione di allora, la chiesa di Santa Croce oggi Basilica Pontificia. Studiò nel seminario diocesano di Napoli, ricevendo gli insegnamenti anche di Sant' Alfonso Maria de’ Liguori.
Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per 20 anni nella natia Torre del Greco, dedicandosi a tutte le attività religiose e sociali che questo popoloso paese, posto all’estremo confine della Diocesi napoletana richiedeva, era tanto il suo zelo che meritò l’appellativo di “celebre faticatore”, assisté in particolare i tanti marinai torresi che navigavano per il mondo e le loro famiglie sempre in trepida attesa del loro ritorno non sempre certo.
Il 15 giugno 1794 una terribile eruzione del Vesuvio distrusse quasi completamente la città, compresa la chiesa di S. Croce, egli subito si dedicò alla difficile opera di ricostruzione materiale e morale sia della città che della chiesa, che volle più grande e più sicura.
Il “ministero della parola” e il “Vangelo della carità” sono le basi della sua attività pastorale, aveva una predicazione fluente, non ampollosa, facile a capirsi e i fedeli accorrevano ma soprattutto seguivano e mettevano in pratica ciò che ascoltavano.
La generosa gente di Torre del Greco ha sempre risposto positivamente alle sollecitazioni dei loro parroci, oggi come allora, ed è stata sempre un serbatoio continuo di vocazioni sacerdotali.
Sollecitò la recita del s. Rosario serale, scrisse un libretto per poter seguire meglio la celebrazione della s. Messa.. Alla ricerca di sempre nuovi metodi per avvicinare i fedeli, egli introduce a Torre la cosiddetta “sciabica”, una strategia missionaria tesa ad avvicinare con il crocifisso in mano, capannelli di persone o singoli passanti, improvvisando sul momento una predicazione, salvo poi ad accompagnarli se consenzienti alla più vicina chiesa od oratorio per pregare insieme.
Tiene scuola per i bambini, divisi in classi, nella sua casa. Si fa mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle ‘coralline’ ed i marinai che affrontano i rischi e la fatica della pesca del corallo.
Gira con infaticabile zelo a sorprendere covi di delinquenti per smorzare i loro loschi intenti malavitosi. Cerca di riscattare i torresi caduti in schiavitù dei corsari barbareschi.
Ebbe la soddisfazione di vedere ultimata nel 1827, la costruzione della maestosa basilica, che ha ricevuto la visita di Pio IX nel 1849 e di Giovanni Paolo II nel 1990.
Morì santamente il 20 dicembre 1831, faro di esempio sacerdotale e pastorale per i parroci di Napoli e d’Italia. Il suo corpo riposa in una artistica urna nella stessa Basilica di Santa Croce.
É stato beatificato il 17 novembre 1963 da Paolo VI.
La data di culto per la Chiesa universale è il 20 dicembre, mentre a Napoli e a Torre del Greco viene ricordato il 29 novembre.
Bibliografia:
Garofalo Salvatore - Un parroco sugli altari: Beato Vincenzo Romano, Editrice Ancora, Milano 1963, 2
ed.; Borriello Rocco - Vincenzo Romano. L’uomo che ha vinto, Torre del Greco, 1982;
L’impegno pastorale del Beato Vincenzo Romano nel suo contesto storico, Torre del Greco, 1983
Sasso Michele – Beato Vincenzo Romano, Vita e scritti, Frigento 1984;
Romano Vincenzo, Le lettere, a cura di Francesco Russo, Napoli 1986;
Romano Vincenzo, Istruzioni catechistiche, a cura di Michele Sasso, Napoli 1987;
Sasso Michele – Vincenzo Romano. Il Vangelo della carità, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo 1995, Collana “I Protagonisti” 24; Giornale Mensile “Il Notiziario” dal 1981 ad oggi, articoli su Vincenzo Romano. L’attualità del carisma di Vincenzo Romano, Torre del Greco, 1997.  
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Vincenzo Romano, pregate per noi.

*San Zeffirino (o Zeferino) 15° Papa e Martire (?) (20 dicembre)

sec. III
(Papa dal 199 al 217)
Divenne papa, e restò a capo della Chiesa per 20 anni circa, e qui si trovò ad affrontare eresia Modalista, che aveva un’errata concezione dei rapporti tra Padre e il Figlio. Fu il primo dei Papi che vennero sepolti a Callisto sulla via Appia.
Etimologia: Zeffirino = dal nome del venticello primaverile
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Roma accanto al cimitero di Callisto sulla via Appia, deposizione di San Zefirino, Papa, che governò per diciotto anni la Chiesa di Roma e diede mandato al suo diacono San Callisto di costruire il cimitero della Chiesa di Roma sulla Via Appia.
Nativo di Roma, in qualche annuale appare sotto il nome di Geferino. Il suo papato iniziò sotto il terrore di Settimio Severo, il quale convinto assertore della religione politeistica, oltre che per
pratici motivi attinenti il dominio delle provincie romane, aveva sposato Giulia Domna, di un antico casato sacerdotale dell'antica città siriana di Emesa dove veniva praticato il culto al "dio sole".
La scintilla che innescò nuove crudeli repressioni fu la mancata partecipazione dei cristiani ai festeggiamenti del decennale dell'imperatore pro salute impetorum, perchè marcatamente pagani.
Oltre a ciò dovette continuare a combattere ulteriori eresie, contrastato da Ippolito sul metodo di lotta e che sfocerà successivamente nel primo scisma cristiano, quello di Ippolito.
Sant'Ippolito fu teologo e scrittore di cultura greca, divenne esponente della teologia del logos. Avversario di Zefirino e di quello che diventerà papa e santo Callisto.
Fu probabilmente in contatto con la dinastia dei Severi ma dagli stessi abbandonato e deportato in Sardegna, da Massimo il Trace, dove trovò il martirio.
Nonostante tutto però, Zefirino riuscì ad organizzare ancora di più la gerarchia ecclesiastica nominando per la prima volta un suo vicario (Callisto) con compiti più pratici che teologici.
A lui si deve la volontà di organizzare i cimiteri cristiani che furono spostati dalla via Salaria alla via Appia, dove già esistevano quelli di Pretestato e Domitilla. Uno dei cimiteri fu chiamato "la cripta dei Papi" dove il primo ad esservi tumulato fu proprio Zefirino.
(Autore: Franco Prevato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Zeffirino, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (20 dicembre)

*San
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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